Insights 26 Marzo 2024

Inclusione in azienda: film e serie tv da vedere

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Il film del mese: novembre

C’è ancora domani, di Paola Cortellesi (2023)

Il film, diretto e interpretato da Paola Cortellesi e ambientato nella Roma del 1946, segue la vita di Delia (Paola Cortellesi), una donna umiliata e maltrattata, moglie di Ivano (Valerio Mastandrea) e madre di tre figli. Delia, che è anche sarta, donna delle pulizie, e si occupa del suocero, si trova preoccupata per il futuro di sua figlia, Marcella, che è in procinto di sposarsi con un borghese benestante, temendo che la figlia possa ripetere i suoi stessi errori​​.

“C’è ancora domani” affronta temi eterni, presenta una Roma postbellica caratterizzata da povertà e una società maschilista e patriarcale, con una comunità dominata da pettegolezzi e invidie, dove il messaggio femminista di cui si fa portatore il film stenta ad affermarsi.

Nonostante l’ironia tipica di Cortellesi, la trama sembra inizialmente didascalica e prevedibile, ma si evolve in modo sorprendente, sfidando le aspettative e scardinando convenzioni di pensiero con una delicatezza disarmante.

Il film è originale, dolce e capace di creare un legame emozionale con il pubblico, grazie anche all’uso innovativo delle inquadrature e della colonna sonora, che include brani di Lucio Dalla e Daniele Silvestri​​​​.

È un film che combina elementi storici, drammatici e musicali in un contesto postbellico, offrendo un’interpretazione unica e profonda della realtà femminile e della lotta per la dignità e l’autodeterminazione.

Qui il trailer.

La serie tv del mese: ottobre

Sex Education 4, di Laurie Nunn (2023)

Nella quarta stagione, “Sex Education” si trasferisce al Cavendish College, palcoscenico dove temi come la sessualità, l’identità di genere e la discriminazione vengono esplorati in profondità.

Con un capovolgimento di schemi e rappresentazioni tradizionali, la quarta stagione affronta anche la complessa questione della “discriminazione al contrario”, offrendo una riflessione sulle sfide che emergono quando i gruppi tradizionalmente emarginati guadagnano una voce più forte o una maggiore rappresentazione.

Questo scenario ha portato a situazioni in cui è la maggioranza a sentirsi esclusa.

Con una combinazione di umorismo, drammaticità e autenticità, la serie invita gli spettatori a riflettere sul vero significato dell’inclusione e su come le dinamiche di potere e rappresentazione possono influenzare le relazioni interpersonali e la percezione di sé.

Perché guardarlo? Un must-watch per chiunque desideri una comprensione più profonda delle sfide della società contemporanea.

Per approfondire la discriminazione al contrario: link all’articolo sulla discriminazione al contrario

Qui il trailer.

Il film del mese: aprile

Wonder, di Stephen Chbosky (2017)

Wonder parla di un ragazzo di nome Auggie, nato con una malattia genetica che causa una deformità facciale. Auggie è stato educato a casa dalla madre Isabel (Julia Roberts), ma sta per iniziare il suo primo anno di scuola pubblica. Sostenuto anche dal padre Nate (Owen Wilson) e dalla sorella maggiore Via (Isabela Vidovic), Auggie deve capire come inserirsi a scuola e combattere stereotipi, discriminazione e bullismo. 

Con grande sorpresa della sua famiglia, Auggie dimostra a tutti che non solo è ferrato nelle materie scientifiche, ma ha anche un meraviglioso senso dell’umorismo e una maturità di gran lunga superiore a quella dei ragazzi della sua età. 

La storia di Auggie viene narrata dal punto di vista delle persone importanti della sua vita, mostrandoci l’esperienza sia di chi ha una disabilità che dei loro famigliari e amici.  

In tre hashtag: #bullismo #gentilezza #resilienza 

Perché guardarlo? Wonder insegna ai bambini, e agli adulti, ad apprezzare le persone in base alle loro azioni e ai loro atteggiamenti e non a giudicarle in base al loro aspetto. 

Qui il trailer.

Il film del mese

Till – Il coraggio di una madre, di Chinonye Chukwu (2023)

Nell’agosto del 1955, il quattordicenne afroamericano Emmett Till lascia Chicago per andare a trovare il resto della famiglia in Mississippi. Qui viene linciato nel cuore della notte da un gruppo di bianchi e neri. Giorni dopo la sua scomparsa, il suo corpo viene ritrovato nelle acque di un fiume: il film segue la storia della battaglia legale della madre del ragazzo, Mamie Till, che chiederà di essere fotografata accanto al volto orribilmente deformato del figlio e di apparire sulla copertina di una rivista per sensibilizzare la popolazione di fronte alla violenza razziale nel Sud. 

Il film tratta un tema molto importante e tragicamente presente nella storia degli Stati Uniti d’America, ma non solo. Lunghe battaglie hanno portato all’apparente inclusione sociale degli afroamericani che con grandi passi e resilienza stanno continuando ancora oggi affinché l’inclusione possa diventare effettiva e non solo apparente.  

Qui il trailer.

La serie del mese: febbraio

Dear White People (2017 – 2021) di Justin Simien

In un college della Ivy League prevalentemente bianco, un gruppo di studenti neri si trova a dover affrontare varie forme di discriminazione razziale e di altro tipo. 

Samantha White (Logan Browning), tramite la radio chiamata “Dear White People”, racconta la vita della minoranza afroamericana all’interno (ma non solo) del college.  

Ogni stagione della serie tv tratta argomenti diversi, passando dalle complicazioni sull’identità sessuale, alle venature razziste di ognuno di noi e, in fine, ai simboli e alle parole usate con superficialità che spesso possono causare dolore e malumore. 

Qui il trailer.

Il film del mese: ottobre

Zootropolis (2016) di Byron Howard e Rich Moore 

Cartone animato prodotto dai Walt Disney Animation Studios, Zootropolis è ambientato in una moderna metropoli molto diversa da qualsiasi altro luogo perché accoglie animali di ogni tipo. Dal gigantesco elefante al minuscolo toporagno, tutti vivono insieme serenamente, a prescindere dalla razza a cui appartengono. Ma al suo arrivo in città, la simpatica e gentile agente Judy Hopps, scopre che la vita di una coniglietta, all’interno di un corpo di polizia dominato da animali grandi e grossi, non è affatto facile. 

Una storia per bambini interessante anche per gli adulti: mostra come uno dei mezzi più efficaci per realizzare i propri sogni e superare i propri limiti sia la tolleranza, nel mondo esterno come in quello interiore.

È meglio non avere paura di ciò che ci differenzia dal resto, poiché le differenze sono opportunità per conoscersi meglio. Guardare il mondo da una prospettiva infantile ci avvicina molto di più a noi stessi di quanto immaginiamo. 

Qui il trailer.

Il film del mese: luglio

L’Afide e la Formica di Mario Vitale (2021)

Il film d’esordio di Mario Vitale, nominato ai più recenti Diversity Media Awards, racconta la storia di Fatima, un’adolescente musulmana di origine marocchina che intraprende un programma di allenamento per una maratona con il professore di educazione fisica della scuola. 

Tramite lo sport, e il rapporto tra Fatima e il professore, si toccano argomenti quali gli stereotipi (principalmente religiosi), l’inclusione, il ruolo della scuola e della formazione.  

Un film che riflette e fa riflettere sull’inclusione vista come l’equilibrio tra il voler sentirsi parte di una collettività e affermare la propria unicità e individualità. 

   

Perché guardarlo?   

Per riflettere sull’appartenenza e unicità come elementi fondamentali dell’inclusione.  

Qui il link al trailer ufficiale

Il documentario del mese: maggio

White hot – l’ascesa e la caduta di Abercrombie & Fitch di Alison Klayman (2022) 

Cosa accade quando un’azienda non solo non è inclusiva, ma è sfacciatamente escludente?  

Questo documentario ci mostra come una strategia basata sull’esclusione ha causato il declino di Abercrombie & Fitch, ripercorrendo la storia del brand, dalla sua creazione e ascesa alla sua caduta.  

Fin dall’inizio, Abercrombie & Fitch, brand americano di vestiti divenuto famoso negli anni ’90, ha messo in atto una caratterizzazione molto specifica e precisa di quello che sarebbe stato il suo target, tracciando una linea netta di ciò che considerava “cool” e cosa no. L’ideale di bellezza su cui si è basato, definito “all american”, coincideva con l’essere alti, magri… e bianchi.  

Il brand ha escluso intere categorie, abbracciando una visione bianco centrica, in modi più e meno espliciti. Ad esempio, i loro canoni di bellezza venivano tradotti anche nei criteri di assunzione dei commessi nei negozi, scelti con dei casting simili a quelli dei servizi fotografici. 

I pochissimi impiegati non bianchi venivano relegati a mansioni che non prevedevano l’interazione con il pubblico e/o di basso livello. 

Nel documentario vediamo come il brand applicava quindi una politica sfacciatamente discriminatoria – così come dichiarò il suo amministratore delegato, definendo il suo marchio volutamente “escludente”. 

Il documentario ci dimostra come la poca lungimiranza imprenditoriale con cui sono state escluse enormi fette del mercato non sia una strategia vincente, nonostante il forte successo iniziale. Infatti, il film ci fornisce un perfetto case study sulle dinamiche di esclusione e come queste impattino sull’immagine che i consumatori hanno del brand e quindi sul business.

Il documentario completo

Qui il link per guardarlo su Netflix

Qui il trailer ufficiale su YouTube

La serie tv del mese: aprile

D-SIDE, il lato diverso delle cose (2022) di Francesca Cucci e Isabella Cirillo 

Sono molti i temi che riguardano la diversità e l’inclusione che polarizzano opinioni e creano dibattiti accesi in Italia. Tuttavia, a volte mancano le conoscenze per poter comprendere fino a fondo di cosa si sta parlando; altre volte non si sa come affrontare certi argomenti e le domande che abbiamo rimangono senza una risposta.  

D-SIDE-Il lato diverso delle coseaccessibile qui su Ray Play, accende i riflettori su alcuni di questi temi, fornendoci gli strumenti per affrontare il confronto a riguardo e declinando sei argomenti nel contesto italiano: identità di genere, razzismo, disabilità, think different, stereotipi di genere e body positivity. 

Grazie a spiegazioni chiare e spunti di riflessioni, il programma ha anche lo scopo di abbattere gli stereotipi.  

In ogni puntata, vari ospiti si confrontano su queste tematiche, rispondendo a domande fatte persone che rappresentano il sentire comune su questi argomenti e che forniscono punti di vista diversi. 

La serie tv del mese: febbraio

POSE (2020) di Murphy Ryan 

Cosa accade quando a scrivere, dirigere, produrre e interpretare una serie TV sono persone trans, queer, black e latinx che questa serie rappresenta? 

Un vero e proprio capovolgimento di schemi e rappresentazioni, e tutto ciò che credevamo di sapere sul mondo trans viene ribaltato dallo sguardo di queste persone e dalle loro storie emotive e di vita vissuta che, finalmente, le vedono protagoniste. 

Con un’immersione nella comunità LGBTQI+ tra anni ’80 e ‘90, Ryan Murphy, ideatore di Pose, ha reso questa comunità non più oggetto della storia, ma soggetto. 

Un aspetto molto profondo che emerge dalla narrazione è, da un lato, la necessità dei personaggi di trovare nella comunità LGBTQI+ una vera e propria famiglia alla quale appartenere (soprattutto dopo il diffuso rifiuto da parte delle loro famiglie di origine); dall’altro, il desiderio di costruire un forte senso di identità che, inevitabilmente, rende queste persone coese di fronte alle lotte per i diritti civili. 

Perché guardarlo?

Per emozionarsi e riflettere su storie lontane, ma che ci fanno sentire vicini in termini di sentimenti, soprusi subìti, nostalgie, desideri di rivendicazione e vittoria.  

Ma anche per costruirsi una più ricca e diversificata prospettiva dalla quale osservare un’esperienza di vita sconosciuta ai più: essere persone trans, queer e omosessuali in un mondo ostile e aggressivo come quello degli USA negli anni ’90.  

Infine, come sempre l’arte anticipa il percorso della storia: la serie ha fatto la storia anche al di fuori della fiction: tra i suoi protagonisti, Mj Rodriguez (interprete di Blanca), è stata la prima attrice transgender a ottenere una nomination agli Emmy 2021. Proprio come Billy Porter (interprete di Pray Tell), primo attore nero dichiaratamente gay a vincere l’Emmy.

Una citazione dalla terza stagione

“Forse Dio ti ha dato la barbie, un pony, un fidanzato di nome Jake e una gravidanza che tuo padre ha insabbiato per farti andare all’università e laurearti in bastardaggine, ma niente di tutto questo ti rende una donna” 

La serie TV completa

Pose, link alla serie su Netflix

Il film del mese: dicembre

Mio fratello rincorre i dinosauri (2019), RaiPlay, italiano

Com’è vivere quotidianamente con chi è diverso/a da noi? 

Diretto da Stefano Cipani, il film ripercorre la vita di Jack e suo fratello Gio, affetto dalla sindrome di Down.  

Grazie a questa storia si comprende come da bambini le peculiari caratteristiche dei singoli non vengono percepite come diversità, ma come qualcosa di speciale da valorizzare.  

Crescendo, entrando in contatto con il mondo reale e con i classici pregiudizi che guidano il pensiero, questa capacità si perde e tendiamo a vergognarci delle diversità degli altri.  

Tutto ciò può generare comportamenti discriminatori nei confronti di ciò che è diverso.  

Perché guardarlo?

Per poter essere amati e accettati per ciò che si è, bisogna essere in grado di amare gli altri accettandone tutte le sfaccettature.  

Tornare a guardare il mondo con la semplicità che caratterizza lo sguardo dei bambini, permette di accettare gli altri per ciò che sono, valorizzandone le peculiarità.  

Il film completo

Mio fratello rincorre i dinosauri, link allo streaming su RaiPlay

Il film del mese: novembre

Coded Bias, documentario Netflix

È possibile che un’intelligenza artificiale non riconosca il viso di una donna solo perché nera?

I bias inconsci solo alla base di pregiudizi e di comportamenti discriminatori, e non vale solo per gli esseri umani. I bias dell’intelligenza artificiale sono i nostri stessi bias.

Coded Bias è un documentario Netflix che indaga i pregiudizi degli algoritmi e i difetti della tecnologia di riconoscimento facciale scoperti dalla ricercatrice del MIT Joy Buolamwini”.

Il ruolo della tecnologia, e in particolar modo dell’Intelligenza Artificiale come strumento di inclusione e esclusione, è uno dei più grandi punti di domanda etici per organizzazioni e aziende. Il documentario racconta la storia della ricercatrice Joy Buolamwini, che, dopo essersi resa conto che il riconoscimento facciale agiva attraverso una serie di bias relativi all’etnia, ha deciso di studiare questi strumenti e di intervenire.

I bias delle intelligenze artificiali sono guidati da rigorosi algoritmi, ma anche dai pregiudizi di chi li crea. Nel film, Joy Buolamwini lavora per eliminare questi errori di giudizio dalla tecnologia, lanciando un messaggio di educazione alla diversità.

Perché guardarlo?

Per prendere consapevolezza dei rischi e delle opportunità di utilizzo delle tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale nella quotidianità.

Una citazione dal film

Le nostre idee sulla tecnologia, che pensiamo siano normali, sono in realtà idee che provengono da un gruppo molto piccolo e omogeneo di persone.

Il trailer (in inglese)

Il film completo (in inglese)

https://www.youtube.com/watch?v=xu6rwo_Y1vQ